
“PLUMCHECCHI?”
Immaginiamo la scena. Un tipo è al tavolo per fare colazione con quella che
ipotizziamo essere la sua fidanzata. Lei arriva con un piatto che ospita dei
plumcake, due, uno ciascuno, e lui… desume “Ah, oggi colazione con i plumcake?”
ma lei, inutilmente puntigliosa, chiarisce: “Sì, ma Kinder!”. Segue lo spiegone con
suoni e immagini altre, quindi si ritorna ai due con lui che ribadisce,
probabilmente per compiacerla “Buoni, questi plumcake” istigando lei a
concludere, definitiva “Sono plumcake Kinder!” A questo punto ci aspetteremmo
che lui si alzasse per chiamare un medico oppure si allontanasse con una scusa
banale “vado a prendere le sigarette” , magari ascoltando lei in sottofondo far
balenare un “sì, ma Kinder” e invece tutto prosegue come se niente fosse.
Cari pubblicitari, ci chiediamo: secondo voi la descrizione della coppia come una
realtà inquietante in cui vengono menzionate marche a corredo di uno scambio
di impressioni, trova spazio nella vita di tutti i giorni? Cosa fareste se la persona
con cui condividete la vita, all’improvviso fissasse un punto all’orizzonte e poi
sottolineasse chi produce cosa, per dovere di completezza? Ma esageriamo:
davvero voi pensate sia possibile che qualcuno, lasciato allo stato brado, si
produca nell’allitterantissimo “Sono plumcake Kinder” magari seguito subito
dopo da un po’ tradizionale scioglilingua come in un piatto poco cupo troppo
poco pepe cape? E che tutto questo avvenga nel tepore di una famiglia che al
mattino si risveglia e si avvia ad una nuova giornata? Se la vostra risposta sì, vi
informiamo di un cambio di rotta: non vi state più occupando di réclame ma
siete autori di Fantasy. E ci fermiamo qui perché ci sembra quasi di sentire una
voce che aggiunge “Sì, ma Kinder”. Forse la situazione ci è sfuggita di mano.